venerdì 7 gennaio 2011

COOL TO REUSE – Buone pratiche per ridurre i rifiuti


In questo blog abbiamo proposto differenti forme per riutilizzare e riciclare i rifiuti che generiamo abitualmente nella vita domestica. Per avere un comportamento sostenibile esiste una regola generale chiamata “le tre R” cioè Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. In questo articolo ci occuperemo della prima R proponendo un piccolo decalogo di buone pratiche da tenere in mente nella nostra vita quotidiana:

- Evita sacchetti di plastica quando acquisti nei negozi o supermercati: porta con te una borsa di tela o plastica dura che possa essere utilizzata più volte.

- Non comprare prodotti con un imballaggio eccessivo ma cerca il prodotto con il packaging che produca meno rifiuti.

- Compra prodotti venduti in confezioni familiari, evita le confezioni monodose.

- Compra prodotti locali risparmiando sia in imballaggi che nel trasporto.


- Compra prodotti sfusi e prodotti freschi: si evitano imballaggi non necessari e si acquista la quantità esatta di cui si ha bisogno.

- Utilizza la pellicola di plastica o la carta argentata il minimo indispensabile. Prendi il considerazione una volta usata potrebbe essere riutilizzata in molti modi.

- Se possibile consuma acqua di rubinetto invece di quella minerale. Per bere acqua di rubinetto usa bottiglie di vetro o alluminio che possono essere riusate innumerevoli volte.

- Scegli elettrodomestici o apparecchi che garantiscono una lunga durata di utilizzo e che possono essere riparati in caso di malfunzionamento.

- Compra oggetti di seconda mano e metti in vendita o regala quelli che non utilizzi più ma che sono ancora in buono stato.

- Evita di comprare deodoranti per ambienti: la cosa migliore è ventilare la casa o utilizzare metodi alternativi come piante aromatiche o oli essenziali.









giovedì 6 gennaio 2011

COOL TO REUSE - Discariche elettroniche II



Pochi giorni fa Microsoft ha annunciato che, a partire dal 2015, il sistema operativo Windows7 non usufruirà più del servizio di supporto tecnico. Questo significa che per tale versione non esisteranno più aggiornamenti e quindi circa il 75% dei computer attualmente in uso diverranno presto obsoleti.
Nonostante per qualche altro anno sia possibile utilizzare alcune patch di sicurezza non potremo usare nuovi programmi con necessità specifiche. 

Link in italiano: PI: Microsoft e il futuro di Windows 7
Enlace en castellano: Tecnología: Microsoft también asesina Windows 7 y tú tendrás que convivir con el cadáver - TECNOXPLORA A3TV

Come alternativa a questo problema, per evitare la moltiplicazione di rifiuti elettronici possiamo evitare la sostituzione del vecchio PC istallandovi una serie di programmi gratuiti volti a soddisfare tutte le nostre necessità informatiche:

Sistema operativo
Linux-Ubuntu (alternativa a Windows): Ubuntu

Programmi;
Libre Office (alternativa a office )
Mozilla (alternativa a Crome ed Explorer)
VLC (riproduttore di musica)
7-zip (compressore di file)
Thunderbird (alternativa a Outlook)
Jitsi (alternativa a Skype)
SparkleShare (alternativa a Dropbox)
Gimp (alternativa a Photoshop)
Inkscape (alternativa a Illustrator)

Nel caso invece che la sostituzione del PC sia necessaria esistono organizzazioni che recuperano i vecchi computer, li riparano e con sistemi operativi e software oper source li sistemano e li donano ad altre organizzazioni no profit. Il tutto in forma assolutamente gratuita
Macerata Trashware

Infine vogliamo salutarvi con questi link sulla creazione di una stampante 3D interamente ricavata da materiali di scarto elettronici: 

Link in spagnolo: Togolés crea impresora 3D con materiales reciclados - VeoVerde
Link in Francese: W.Afate 3D printer - Ulule

mercoledì 5 gennaio 2011

COOL TO REUSE - Plastificando l'oceano II

In relazione all’articolo pubblicato qualche settimana fa sul problema dell’inquinamento degli oceani a causa di materiali plastici, volevamo aggiornarvi con due notizie positive.
La prima è riguarda un ragazzo olandese di 19 anni che ha inventato un sistema per la pulizia degli oceani che se applicato permette il riciclo in 10 anni della metà della plastica presente negli oceani con un costo 33 volte inferiore alle tecnologie attualmente utilizzate. Inoltre questo sistema funziona al 95% con energia solare.



L’altra notizia positiva è la creazione di un supermercato in Germania dove la vendita e distribuzione avviene senza l’utilizzo di contenitori e dunque con una notevole riduzione di rifiuti plastici.


Un nuevo supermercado sin envases que no genera residuos y sí, ahorro | Capeando la crisis

Video con sottotitoli in castigliano



Original Unpackaged, a Zero Waste No Packaging Supermarket (Original Unverpackt)

martedì 4 gennaio 2011

COOL TO REUSE - Discariche elettroniche


Per fabbricare un solo personal computer fisso con il suo schermo sono necessari circa 240 kg di combustibile, 22 kg di prodotti chimici e 1,5 tonnellate d'acqua. Di tutta l'elettricità che consuma un PC durante la sua vita l'80% è utilizzata nel processo di fabbricazione e solo il 20% nell'utilizzo vero e proprio del computer.

Data questa premessa è evidente che oltre l'importanza di allungare il periodo di vita di tutti gli apparati elettronici è necessario smaltirli in maniera corretta, poiché i componenti degli apparati elettronici, contenendo molti elementi tossici, provocano un enorme impatto sull'ambiente.

Essendo però il business dello smaltimento di componenti elettronici redditizio le compagnie che si occupano della raccolta, del trasporto e dello stoccaggio tendono a nascondere le informazioni relative a quantità di esportazione, frequenza e destino finale dei materiali.

La crescente produzione di residui pericolosi è attualmente un problema critico per i paesi industrializzati. Per questo i residui sono esportati nei paesi in via di sviluppo. Queste esportazioni aumentano di giorno in giorno approfittando della mancanza di normative di carattere ambientale, dell'assenza di controlli, dell'ignoranza degli amministratori locali circa i rischi potenziali dei materiali importati e soprattutto della necessita di valuta straniera per pagare i debiti che i paesi più poveri hanno contratto nell'arco degli anni.

Esistono normative nelle quali si specifica che i residui tossici devono essere trattati nel proprio stato. La CEE ha approvato a Basilea il 22 marzo del 1989 la convenzione mondiale sul controllo dei movimenti transfrontalizi di residui pericolosi e sulla loro eliminazione. Tale convenzione è entrata in vigore negli stati CEE il 7 febbraio 1994. L'obiettivo della convenzione è quello di ridurre il volume di scambi di residui per proteggere la salute umana e l'ambiente stabilendo un sistema di controllo delle esportazioni ed importazioni di residui pericolosi e della loro eliminazione.

D'altra parte gli Stati Uniti, il maggior produttore e consumatore di apparati elettronici del pianeta, non hanno firmato la convenzione di Basilea né hanno sviluppato un programma di riciclaggio proprio. Circa il 90% dell'immondizia elettronica statunitense viene inviata a zone povere in Africa e Asia, dove più di 100.000 persone giornalmente si giocano la loro salute passando ore nelle discariche di rifiuti elettronici alla ricerca di materiali che possono essere venduti (es. rame). Anche in Europa ci sono associazioni criminali che si fanno pagare per smaltire rifiuti elettronici esportandoli in Africa e Asia facendoli passare per apparati elettronici "di seconda mano" ma che in realtà sono inservibili.

Migliaia di tonnellate di immondizia informatica partono da differenti paesi del pianeta con destinazione le gigantesche discariche asiatiche o africane. Laggiù migliaia di disperati passano la loro vita cercando rame, oro, argento presenti nei circuiti elettronici o chip integri per poterli vendere e guadagnare qualcosa. I materiali tossici però rimangono lì e vengono lentamente assorbiti dal suolo, e conseguentemente contaminano l'acqua, le piante e infine gli uomini.

Il problema si radica nella società consumista nella quale viviamo; qualunque apparato è progettato in modo tale che in pochi anni o ore di utilizzo risulti obsoleto.

Per saperne di più: "Obsolescenza programmata. Comprare, buttare,comprare"


Un'altra possibilità per ridurre i residui è legata alla capacità di riutilizzo degli apparati informatici. A volte un semplice software o sistema operativo open source (es. Linux) possono far si che i nostri computer tengano una vita utile più lunga. Inoltre dal 2005 in Europa le imprese responsabili della produzione della maggior parte dei rifiuti elettrici ed elettronici hanno l'obbligo di gestire l'immondizia che producono: ogni impresa produttrice di articoli di elettronica o informatica deve possedere un sistema proprio di gestione di residui o partecipare ad un sistema collettivo di smaltimento di rifiuti di tipo elettronico.

CIBER-BASURA SENZA FRONTIERE

Il documentario 'Ciberbasura sin fronteras' del programma spagnolo 'En Portada' ha ottenuto il premio "Manos Unidas de Televisión" nella sua XXV edizione. Nel video si spiega in maniera esaustiva come annualmente i paesi sviluppati generano una grandissima quantità di immondizia elettronica che finisce nelle discariche di paesi in via di sviluppo. Per la realizzazione del reportage una équipe televisiva è stata inviata in Ghana dove l'immondizia tradizionale si mescola con nuovi rifiuti sempre più pericolosi ed inquinanti. Ad Agbogbloshie, nella periferia di Accra, la capitale del Ghana, infinite pile di personal computer, vecchie lavatrici e frigoriferi arrugginiti sono accumulati nel mezzo di montagne di rifiuti tradizionali. Piombo, arsenico, cobalto, mercurio, cadmio: un cocktail di sostanze tossiche che viene assorbito dalla terra e che provoca gravi danni alla salute e all'ambiente come la contaminazione dell'acqua, degli alimenti e dell'atmosfera che respiriamo.

L'immondizia elettronica ha iniziato ad arrivare ad Agbogbloshie da una quindicina di anni ed in Ghana tuttora non esistono leggi che regolino l'entrata di questa tipologia di rifiuti. L'Agenzia Europea per l'Ambiente ha calcolato che il volume di immondizia elettronica sta aumentando tre volte più rapidamente di qualunque altro tipo di rifiuti prodotti.

"CIBERBASURA SIN FRONTERAS"

Un altro documentario interessante è "La tragedia electrónica” che parla dello smaltimento di rifiuti informatici di tutto il mondo.

"LA TRAGEDIA ELECTRÓNICA"

Una soluzione a questo problema immenso potrebbe essere un ciclo chiuso dove la produzione di apparati elettrici/elettronici parta dall'utilizzo di materiali già utilizzati in altri apparati. Riciclando i rifiuti elettronici si diminuirebbe il consumo di materie prime e non si contaminerebbe il pianeta. Il libro del chimico Michael Braungart e dell'architetto William McDonough “Cradle to Cradle: Remaking the Way We Make Things" spiega come sia possibile arrivare a questi risultati.

Altri links interessanti:

"LA STORIA DELLE COSE"


In ultima istanza vogliamo sottolineare un'iniziativa realizzata proprio qui a Macerata che consiste nella raccolta di computer usati che la gente vorrebbe buttare, nella loro riparazione e nell'istallazione del sistema operativo open source "LINUX Ubuntu" che permette anche a vecchi PC di avere ottime prestazioni. I PC rimessi a nuovo vengono poi donati a scuole, istituzioni pubbliche o associazioni no profit.

lunedì 3 gennaio 2011

COOL TO REUSE - PLASTIFICANDO L'OCEANO


COOL TO REUSE: PLASTIFICANDO L'OCEANO

Nei post precedenti abbiamo analizzato le differenti tipologie delle plastiche e il loro impatto ambientale. Questa settimana ci addentriamo nella problematica dei rifiuti e scarti plastici presenti nei mari, con una specifica attenzione agli oceani.
L'inquinamento delle acque per colpa dei rifiuti prodotti dall'uomo genera un quantità di effetti negativi: solo il 5% di plastica prodotta nel mondo viene riciclata e molta di essa finisce nei mari.     
Attualmente la crescita di rifiuti solidi si deve all'aumento di quella parte di popolazione mondiale che non ha abitudini di consumo sostenibili e che non possiede nessuna nozione di educazione ambientale. Oltre a ciò anche un'incapacità di gestione dei rifiuti solidi dovuta in gran parte ad una crescita delle aree urbane con conseguente concentrazione di rifiuti. Si stima come media mondiale che ogni abitante produca approssimativamente 0,529 kg di immondizia ogni giorno.
Le principali cause dell'inquinamento delle acque sono:
- Scarichi delle utenze idriche familiari (fogne che finiscono nei fiumi e conseguentemente nei mari)
- Scarichi delle industrie
- Emissioni industriali in polvere come cemento e gesso
- Discariche (metano, cattivi odori), inceneritori (Co2 e gas tossici), fumigazione aerea (liquidi tossici in sospensione).
- Perdite di petrolio negli oceani 
- Correnti aeree e relazione tra pressione e temperatura

La crescita della popolazione nelle grandi città sta producendo una concentrazione dei rifiuti in aree limitate. Questi rifiuti finiscono per essere abbandonati nei canali di scolo, fiumi, e alla fine negli oceani. La loro presenza crea inevitabilmente un deterioramento della qualità dell'acqua.

i principali agenti contaminanti dell'acqua sono:
- Residui organici
- Prodotti chimici: pesticidi, scarti industriali, sostanze tensioattive
- Petrolio e derivati
- Minerali inorganici
- Sedimenti formati da particelle del suolo e minerali
- Sostanze radioattive
- Contaminante fisico: il calore, quando si svuotano le cisterne per la refrigerazione di fabbriche o centrali energetiche, fa salire la temperatura dell'acqua del bacino idrico o canale che si sta utilizzando per riempire le cisterne.

PROBLEMATICHE DEGLI OCEANI:
Negli ultimi anni sono stati molti i campanelli di allarme che la comunità scientifica internazionale ha suonato relativamente al grande deterioramento e inquinamento che stanno soffrendo i nostri oceani. Questi alcuni dati che possono servire per avere una piccola idea della reale grandezza della problematica:
- Nel secolo passato sono finiti in mare un totale approssimativo di 100 milioni di tonnellate di plastica, nel secolo attuale in solo 14 anni abbiamo già abbondantemente superato la quantità immessa in tutto il secolo passato.
- Ogni anno aumenta di un 10% la quantità di plastica che finisce nel mare
- Attualmente per ogni miglio quadrato di oceano ci sono circa 13.000 frammenti di plastica di varia grandezza e dimensione
- Tutte le spiagge della terra sono contaminate da microparticelle di plastica mescolate nella sabbia
- Il 50% della plastica che si trasforma in rifiuto oceanico è stata utilizzata una sola volta
- Circa l'80% dell'inquinamento dei mari ed oceani ha le sue origini nella terra ferma
- Solo il 20% dell'inquinamento marino ha come fonte navi, strumentazione marina, reti...
- La plastica impiega tra cento e mille anni per degradarsi completamente
- Le particelle di plastica presenti nel mare hanno la proprietà chimica di accumulare elementi contaminanti come DDT (Dicloro difenil tricloroetano) e PCB (policlorobifenili)
- La plastica si frammenta in particelle più piccole che non possono vedersi ad occhio nudo però continuano ad essere non biodegradabili e conservano le loro proprietà tossiche
- Gli esseri viventi marini (dal plancton alla balena) nutrendosi accumulano nel loro corpo quantità di plastica sempre maggiorI in corrispondenza con la loro posizione nella piramide alimentare: più si trovano in alto più la percentuale di plastica nel loro corpo è maggiore
L'immissione di tutti questi rifiuti plastici nei nostri mari ed oceani stanno generando grandi conseguenze negli ecosistemi marini. Si possono classificare tre tipologie di impatto:

IMPATTO AMBIENTALE

intrappolati nella plastica:
- Più di 250 specie marine hanno problemi con l'ingestione o vengono intrappolati da residui plastici,
- Nei mammiferi marini come foche o leoni marini il tasso di intrappolamento per colpa di residui plastici è dell'8%

Ingestione:
- Più di 100 specie di uccelli marini ingeriscono oggetti di plastica
- Il 95% degli albatros hanno una quantità di plastica nei loro stomaci che influisce nel loro sistema digestivo e possono portare nei casi più gravi al decesso.
- E' stato accertato che sono 31 le specie di mammiferi marini che ingeriscono residui plastici
-  Trasporto di specie invasive
- I rifiuti plastici fungono da vettori per la proliferazione di specie invasive: le superfici dure create dai rifiuti plastici vengono utilizzate come substrato attrattivo per organismi invasivi, i quali generano un impatto catastrofico sulle specie autoctone e sulla biodiversità. 

IMPATTO ECONOMICO
- Sono molti gli esperti che stanno lavorando sulle stime dei costi economici relazionati all'inquinamento marino da rifiuti plastici. Le cifre si aggirano intorno al miliardo di dollari all'anno, dovuto alle conseguenze che generano in settori come la pesca, la navigazione ed il turismo.

SALUTE UMANA
I residui plastici si disgregano in particelle sempre più piccole (ma ugualmente tossiche) ed entrano a far parte della catena alimentare dei pesci che noi mangiamo. Queste particelle, stazionando nel sistema digestivo dei pesci, producono un'accumulazione di sostanze tossiche in determinate zone del loro organismo. La plastica inoltre ha una particolare capacità assorbente di altre sostanze chimiche che si possono ritrovare nel mare come gli inquinanti organici persistenti (POP). Questi POP sono associabili a numerosi pericoli per la salute umana:
- cancro
- diabete
- alterazione nel sistema immunitario
- disequilibri ormonali
- problemi durante la gravidanza nello sviluppo del feto (minor peso, problemi cognitivi)

L'inquinamento dei nostri oceani non è un fattore da sottovalutare e per arginare tale fenomeno occorre prendere una serie di misure che possono essere riassunte in:
- riciclare la plastica
- ridurre ed evitare il consumo di plastica
- comprare prodotti riciclabili

Come dice il capitano Moore, sarebbe come "provare a svuotare a secchiate una vasca da bagno con il rubinetto aperto. Per prima cosa occorre chiudere il rubinetto" 

Per maggiori info: 





domenica 2 gennaio 2011

COOL TO REUSE - Bevendo petrolio (II)


Come discusso nel precedente post l’utilizzo in grande scala di plastica PET crea inevitabilmente un problema di rifiuti e conseguentemente difficoltà della loro raccolta e gestione. Possiamo vedere in qualunque strada o parco di tutte le città bottiglie di PET abbandonate a terra che impiegheranno più di 500 anni per degradarsi completamente. Inoltre l’uso massiccio di bottiglie PET può generare problemi di salute connessi alla possibilità che le bottiglie liberino sostanze nocive se riutilizzate molte volte o se esposte ad una fonte di calore. Per questo i messaggi dei fabbricanti sono:
“Conservare in un luogo pulito, fresco e secco” 
“Proteggere dalla luce solare e da odori intensi”
“Consumare preferibilmente prima di...”
“Non riutilizzare il contenitore”

E’ importante dunque conoscere alternative all’utilizzo di bottiglie di PET, cioè tipologie diverse di bottiglie come quelle di alluminio, acciaio inossidabile, vetro o materiale plastico policarbonato. Il seguente articolo spiega i vantaggi e gli inconvenienti di ciascuna tipologia di bottiglia:

In varie città come San Francisco (California, USA), Concord (Massachusetts, USA) o Bundanoon (New South Gales, Australia) hanno proibito la vendita di acqua imbottigliata per proteggere l’ambiente. In queste città si promuovono bottiglie riutilizzabili che possono essere riempite nelle numerose fonti pubbliche o edifici pubblici. Bundanoon è stata la prima città a proibire nel 2009 l’utilizzo di acqua imbottigliata nel PET. 
- http://periodismohumano.com/sociedad/medio-ambiente/el-pueblo-australiano-que-lleva-un-ano-sin-beber-agua-embotellada.html

Nel 2013 si è unita a questa iniziativa la città di Concord:

La città di San Francisco a partire dal 2014 ha proibito l’uso del PET per imbottigliare acqua:

Questo è il primo esempio di una grande città industrializzata nella quale si potrà vivere senza acqua imbottigliata.


PET DI ORIGINE VEGETALE
Le grandi multinazionali stanno iniziando ad utilizzare il PET di origine vegetale come rimedio alla critica internazionale ecologista. Queste compagnie, tra le quali ci sono Coca cola o Pepsi, usano un 30% di PET di origine vegetale (bottiglie disponibili solo in alcuni stati) e affermano che entro il 2020 tutte le bottiglie utilizzate saranno di PET riciclato. C’è da ricordare però che le normative sanitarie della maggior parte degli stati europei obbligano ad usare almeno un 50% di PET vergine. 

Inoltre occorre ricordare che il PET è un materiale 100% riciclabile ma non biodegradabile e che durante il suo processo di riciclaggio perde gran parte delle sue proprietà.

PET NEL SETTORE TESSILE
Il PET riciclato rappresenta una nuova opportunità per il settore dell’industria tessile. Il processo di riciclaggio del PET su grande scala permette ai fabbricanti tessili di incrementare le entrate riducendo i costi. Attualmente la Cina è il maggior importatore al mondo di bottiglie di plastica PET, che vengono riutilizzate per l’elaborazione di fibre sintetiche con lo scopo di fabbricare vestiti che poi vengono esportati in tutto il mondo.
Per convertire una bottiglia PET in indumento tessile sono necessari una serie di processi che possono essere semplificati in tre passaggi: fusione del polimero, processo di filatura e tessitura finale.
Un buon esempio di questo nuovo sistema di fabbricare indumenti è rappresentato da ECOALF, un’impresa spagnola di vestiti realizzati a partire dal riciclo di rifiuti differenziati. I principali rifiuti che vengono utilizzati per realizzare indumenti sono reti da pesca, bottiglie di plastica (PET), pneumatici usati e caffè. 
Focalizzandoci sulle bottiglie di plastica ECOALF ha pubblicato dei dati interessanti relativi alla riduzione del consumo e la contaminazione ambientale. Con 70 bottiglie di PET si genera un metro quadrato di tessuto. Inoltre si riduce di un 20% il consumo di acqua, un 50% di consumo di energia e un 60% di immissioni di CO2 nell’aria. 

Anche grandi imprese come NIKE o ADIDAS hanno cominciato ad utilizzare il PET a partire dai suoi polimeri. Queste multinazionali utilizzano all’incirca 18-20 bottiglie di plastica per fabbricare un capo di vestiario.
NIKE ha riutilizzato soltanto nel 2012 un totale di 16 milioni di bottiglie di plastica acquistate da impianti di riciclaggio di Giappone e Taiwan. Il nuovo uso di questi materiali rientra in una nuova strategia che ha permesso la crescita di un 14% delle vendite e un beneficio di oltre 6 miliardi di dollari riducendo allo stesso tempo del 25% le spese legate alla produzione.

PET-TREE: Orti verticali PET
Questo è uno degli esempi di nuovo uso creativo dei contenitori PET da 5 litri. E’ un sistema per la coltivazione di ortaggi basato nell’utilizzo di questi recipienti come vasi, formando una struttura su più livelli di forma geometrica. E’ un sistema di coltivazione che inoltre permette l’utilizzo più efficace delle risorse idriche, nonché dello spazio utilizzato.



Photograph: Richard Scott/MAVERICK





COOL TO REUSE - Bevendo petrolio (I)

Considerando che negli ultimi anni l’utilizzo di materiali plastici ha avuto una crescita esponenziale e che vengono impiegati come recipienti per alimenti con questo articolo ci piacerebbe analizzare brevemente questa tipologia di materiali considerandone i vantaggi e gli svantaggi.
La plastica utilizzata per i recipienti è costituita da polimeri sintetici termoplastici. Attualmente c’è una grande varietà di materiali plastici che sono utilizzati per il packaging e per classificarli si utilizza un sistema di codificazione numerico. Ogni gruppo di polimeri plastici si identifica per il suo Codice di Identificazione Plastico o PIC.
Il PIC fu creato dalla Società dell’Industria Plastica per avere un sistema uniforme di differenti tipologie di polimeri sintetici così da poter aiutare le imprese che si occupano di riciclaggio a separare i differenti tipi di plastica.

Che cos’è un polimero sintetico?
Sono macromolecole formate dall’unione di monomeri, che sono molecole più piccole. Questi polimeri si ottengono attraverso un processo denominato polimerizzazione a partire da monomeri di basso peso molecolare. Questi monomeri sono di origine sintetica e principalmente derivati dal petrolio.
Al contrario dei polimeri naturali non sono biodegradabili pertanto ci potrebbero volere da centinaia a migliaia di anni per degradarsi, provocando un’accumulazione di rifiuti tossici nell’ambiente.

Perché i recipienti sono termoplastici?
I termoplastici sono quei polimeri che modificano il loro stato attraverso il calore. Si convertono in liquido se riscaldati mentre se raffreddati sufficientemente si induriscono. Sono di alto peso molecolare.
Differiscono dai termostabili poiché possono ammorbidirsi se riscaldati e indurirsi con temperature basse diverse volte prima di degradarsi (questo è importante per il riciclaggio).


PET, il più usato per bottiglie di acqua e di bibite in genere.
Il Tereftalato di Polietileno o PET (polyethylene terephtalate) è un polimero elaborato a partire da due materie prime derivate dal petrolio: etilene e paraxilene.
Le principali caratteristiche del PET sono la sua notevole trasparenza, la grande resistenza all’usura e la corrosione, una buona resistenza chimica e termica. Inoltre è un materiale riciclabile e il suo utilizzo è garantito per prodotti alimentari. Il suo principale uso è per la creazione di bottiglie.
Fu prodotto per la prima volta nel 1941 dagli scienziati britannici Whinfield y Dickson, che lo utilizzarono come polimero per la fabbricazione di fibre. A partire dal 1946 si iniziò ad usarlo massicciamente nell’industria tessile. Nel 1952 si cominciò ad utilizzarlo come pellicola per avvolgere alimenti. Dal 1976 il PET venne utilizzato per quello che ora rappresenta il suo principale mercato: i contenitori rigidi. Grazie alla sua particolare attitudine per la fabbricazione di bottiglie per bevande poco sensibili all’ossigeno come per esempio acqua minerale o le bibite gassate. A partire dal 2000 si utilizza anche per imbottigliare la birra.
Le caratteristiche principali del PET sono la sua impermeabilità ai gas come la CO2, la sua trasparenza, il peso specifico molto basso e la sua resistenza alle sollecitazioni esterne. D’altra parte non è biodegradabile ed è lievemente tossico perché può emettere particelle dannose per l’organismo. Per questo la raccomandazione che appare in tutte le bottiglie PET è di non riempirle di nuovo. Il processo naturale di degradazione del PET può impiegare 500 anni o più.

IL RICICLAGGIO DEL PET
Il processo di riciclaggio di contenitori di PET si può riassumere in tre fasi:

- Nella prima fase si differenzia il materiale PET dagli altri materiali plastici e si trasporta al centro di trattamento dove si procede alla sua pulitura e compattazione.
- La seconda fase è il riciclaggio vero e proprio, un processo industriale composto da molti sub-processi fisici, chimici e termici nei quali i materiali PET vengono lavati, ripuliti, seccati, separati ulteriormente e viene effettuato un controllo circa la qualità del materiale. Infine vengono immagazzinati.
- La terza tappa è relativa alla vendita del materiale PET pulito ai fabbricanti di prodotti che a partire dal PET riciclato producono articoli tessili come abbigliamento vario, cuscini e piumoni imbottiti, copriletti, rivestimenti per l'industria automobilistica. Inoltre si possono realizzare di nuovo contenitori alimentari o di altro tipo.

Per quanto riguarda l’uso del PET riciclato per la creazione di nuove bottiglie di plastica per acqua o bibite il Ministero della Salute obbliga ad usare al meno un 50% di materiale PET vergine.
Riassumendo, l’uso di materiali plastici in qualunque prodotto o per la fabbricazione di packaging è in continuo aumento e questo produce problematiche relative all’aumento dei rifiuti e al riciclaggio. Inoltre l’utilizzo della plastica PET per la fabbricazione di bottiglie suppone un rischio per la salute poiché se riutilizzate possono liberare sostanze tossiche. Infine il fatto che il PET non sia biodegradabile crea enormi problemi all’ambiente quando non viene riciclato.
Dovremmo dunque pensare se l’utilizzo di bottiglie PET sia il più conveniente per noi e per l’ambiente in cui viviamo. Risulta fondamentale riflettere se il sistema di riciclaggio attuale è corretto o se è il caso di cambiare paradigma e iniziare a pensare a nuove possibilità come, nel caso delle bottiglie, un sistema di riutilizzo di bottiglie (es. vetro con cauzione).
Per questo nel prossimo post “Bevendo petrolio II”, parleremo delle alternative esistenti all’uso di bottiglie PET e mostreremo esempi di città dove hanno proibito la vendita di bottiglie di plastica. Inoltre parleremo anche di bottiglie realizzate con PET riciclato e dell’uso creativo di tale materiale.





sabato 1 gennaio 2011

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